Festa Titolare Contrada della Pantera

Ripensando ai primi giorni di aprile, sembra quasi impossibile immaginare la possibilità di celebrare la nostra Festa Titolare rispettando quei limiti imposti dalla contingenza. È vero che vengono meno momenti fondamentali come il Battesimo contradaiolo o l’omaggio alle Consorelle, ma questo senso di intima partecipazione esalta quel senso di appartenenza alla base dell’essere panterini e senesi. Apprezzare in modo più intenso il rione imbandierato, rivedere con occhi diversi la luce di un braccialetto acceso, tornare a vivere la strada, i vicoli del territorio così come, forse in modo meno ‘commerciale’, accadeva tanti decenni fa, sono emozioni di cui dovremmo fare tesoro anche nel futuro: agguantare da questo momento storico tutto il bello che esso porta con sé, per quanto limitato, ma pur sempre bello. Sì, perché Siena e le sue contrade sanno andare oltre ‘il gioco’, hanno la loro storia come testimone di quell’‘altro’ che sono e che rappresentano al di fuori di manifestazioni, sicuramente necessarie, ma non fondanti. La Pantera, nell’anno senza Palio, nell’anno senza giri di bandiere e rullii di tamburi, celebra il suo Santo Patrono con la consapevolezza ed il senso di far parte di qualcosa che solo a Siena può essere compreso e che da Siena, chissà, potrebbe divenire monito per una società stordita da una frenata improvvisa, ma forse necessaria.

Andrea Gonnelli e Marco Ceccherini

Marco Ceccherini

Andrea Gonnelli

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SANTO PATRONO CONTRADA DELLA PANTERA

La Festa titolare della Contrada della Pantera viene celebrata in onore di San Giovanni Decollato. Nella liturgia della Chiesa Cattolica ricorre il 29 agosto.

Questo santo è l’unico di cui si ricordano sia la nascita terrena, celebrata il 24 Giugno, che la morte, ovvero la nascita al cielo, il 29 Agosto. San Giovanni Battista, cugino di secondo grado di Gesù, viene ucciso nel 35 d.C. in quanto si era più volte espresso contro la condotta di Erode Antipa, che conviveva con la cognata Erodiade. Per questo il re di Galilea lo aveva fatto imprigionare, ordinandone poi la decapitazione, quale desiderio espresso da Salomè, figlia di Erodiade.

La devozione panterina nasce nel XVII secolo, quando la contrada, alla ricerca di una sede stabile, si insedia nella Cappella di San Giovanni Decollato sita all’interno di Porta Laterina, dove gli abitanti di Stalloreggi e del Laterino si riuniscono per svolgere le proprie assemblee. La cappella data in custodia inizialmente  alla Compagnia della Morte, viene poi ufficialmente concessa in uso alla Contrada il 27 Febbraio del 1685 dal Granduca di Toscana Cosimo III, mentre solo il 14 Marzo dello stesso anno, la Magistratura della Biccherna ufficializza la concessione, lasciando inalterato l’uso condiviso con la Compagnia della Morte. Dal 29 Agosto 1685 la Contrada del Laterino, detta “della Pantera”, celebra la ricorrenza della Decollazione di San Giovanni Battista. La Cappella viene successivamente ristrutturata ed ampliata a spese della Contrada tra il 1685 ed il 1688, con l’annessione della sagrestia nel 1719.

Nel 1731 la contrada riceve le reliquie del Santo Titolare donatele dal Pievano di San Giovanni. Un secolo dopo l’insediamento nella Cappella, nel 1786, la Contrada deve lasciare la stessa in quanto destinata a stanza mortuaria del nuovo cimitero, previsto da un provvedimento del Granduca Pietro Leopoldo II nel 1784. Il 4 Luglio del 1786, la Contrada lascia quindi la sua prima sede, che viene poi demolita nel febbraio 1893.

In assenza di una cappella, alla Contrada fu  concesso di officiare presso l’Oratorio dell’Arte dei Tessitori sotto la Chiesa di San Sebastiano lungo il Fosso di Sant’Ansano dove rimase fino ai primi decenni del 1800. Nel 1831 viene concesso, dall’Istituto Tommaso Pendola, l’utilizzo della chiesa di Santa Margherita in Castelvecchio che diviene quindi una sede fuori dal territorio di appartenenza. Durante il Ventesimo secolo alla Pantera viene concesso di officiare presso la Chiesa di San Quirico e Giulitta presso l’omonima via San Quirico. Per problemi statici della chiesa stessa, la contrada inizia, durante i primi anni Ottanta del Novecento, a celebrare le proprie funzioni religiose presso la Chiesa di San Niccolò al Carmine in Pian dei Mantellini.

Dove sorge ora la Chiesa del Carmine, nel XIII secolo vi era una scoscesa balza che digradava giù tra i borghi di S. Marco e del Laterino fino al fondo della Tressa. Si pensa che già da prima dell’anno mille v’avevano preso dimora degli eremiti del Monte Carmelo.

In Pian dei Mantellini, i frati avrebbero già avuto una chiesa intitolata a San Niccolò, ma soltanto nel 1256 , abbiamo la prima testimonianza della presenza della famiglia dei frati di S. Maria del Carmelo che, avevano già iniziato a costruire il convento.

Non si conosce l’architetto che costruì questa chiesa, ma possiamo intuire che i frati carmelitani non fossero alla ricerca di uno stile architettonico ricco e monumentale e si mantennero in linea con la corrente romanica che caratterizzava tutte le costruzioni italiane dell’epoca.

La chiesa è costituita da una pianta rettangolare chiusa in fondo da un abside, a sua volta, rettangolare. Il tetto è costituito da capriate lignee alleggerite da ornati policromi semplicissimi con un campanile del XVII secolo.

Sono molte le opere d’arte si valore conservate all’interno della Chiesa del Carmine. Sulla parete destra della navata si trova forse la più importante opera della chiesa: la grande tavola con “ S. Michele arcangelo che scaccia gli angeli ribelli” di Domenico Beccafumi , databile al 1526-1535 circa. Ancora più avanti, oltre la cappella , si trova la Madonna dei Mantellini, tavola di scuola senese del 1240. Nella cappella del Santissimo Sacramento, in un altare rinascimentale vi è rappresentata la “ la natività di Maria” del Sodoma.

IL SONETTO